L’INTERVISTA
Le tematiche ambientali al centro dell’impegno di Licia Colò
La conduttrice di ’Eden’ invita a riflettere sull’importanza
di limitare la produzione e l’utilizzo quotidiano della plastica
A cura di Giuseppe Di Matteo

La domanda ricorre, ma di certo non è oziosa: siamo ancora in tempo per salvare la Terra? «Direi di sì, ma c’è ancora molto da fare. A patto di non relegare le tematiche ambientali in secondo piano». Licia Colò, volto storico della Rai e ora a La 7, è una che se ne intende. Da decenni racconta infatti luci e ombre della casa naturale in cui viviamo; e non si contano le sue campagne a favore dell’ambiente. Argomento delicato e spinoso: soprattutto nel giorno dell’Earth day, arrivato alla sua 54esima edizione e che lascia dietro di sé l’impronta (si spera duratura) di una battaglia da combattere in nome della sostenibilità e di un futuro migliore: Planet vs Plastic è infatti il tema di quest’anno. E parte da numeri allarmanti: stando agli ultimi dati Ocse, ogni anno vengono prodotte 380 milioni di tonnellate di plastica; solo il 9 percento viene riciclata. Anche per questo si punta a ridurre la produzione di plastica del 60 percento entro il 2040.
«Dobbiamo modificare il nostro modo di pensare – sottolinea Colò -; puntare sulla qualità e non sulla quantità. La montagna di plastica che ci opprime è figlia anche di una nostra resistenza al cambiamento». Proprio di questi temi si occupa Eden. Un pianeta da salvare, l’ultimo programma di matrice ambientalista a firma Colò in onda, da qualche anno, su La 7. La quinta edizione partirà il 7 giugno e terrà compagnia agli Italiani ogni venerdì alle 21.30. Dodici le puntate previste.
Colò, si può immaginare un mondo senza plastica?
«Certamente no, ma dobbiamo ridurne produzione e uso. Altrimenti sarà un disastro. Di cui, mi creda, ho avuto contezza durante alcuni miei viaggi, per esempio in Tanzania. I nostri oceani ne sono pieni; lo spettacolo della barriera corallina viene spesso mortificato. Giusto per dirne una».
È utile una giornata come questa? O è solo una delle tante ricorrenze di cui il nostro calendario è pieno?
«Non risolve i problemi ma è un aiuto. Bisogna infatti sensibilizzare l’opinione pubblica: i media hanno un ruolo molto importante».
Lei alla Terra dedica molta attenzione. E ha cominciato a farlo in un momento in cui non era così scontato parlare di ambiente. Negli anni siamo migliorati oppure no?
«Certamente c’è maggiore attenzione, e questo è un fatto positivo. E tuttavia, ultimamente hanno molto spazio i cosiddetti negazionisti del clima, che mi fanno rabbia ma anche un po’ ridere».
Cosa possiamo fare nel concreto per salvare la Terra?
«Dobbiamo anzitutto produrre di meno e puntare sulla qualità dei prodotti che scegliamo. La produzione eccessiva di plastica, per esempio, è figlia dei nostri consumi esagerati. Tanto di quel materiale poi si trasforma in una montagna di rifiuti. Ma penso anche a settori come l’abbigliamento o a quello alimentare. Oggi un’insalata in busta costa al chilo più della carne, che ai miei tempi costava molto di più. Pensi un po’…».
Il suo ultimo programma affronta spesso questi temi. Ed è anche un viaggio nel cuore malato del Pianeta. Che però, nonostante tutto, resta bellissimo…
«È vero. E per raccontarlo ho scelto di non entrare nelle case delle persone sfondando la porta con un ariete, ma, più semplicemente, bussando. Cerco di arrivare alla gente, di ottenere la sua attenzione utilizzando come veicolo la gentilezza per poi trasmettere messaggi importanti a tutela del pianeta».
Lei ha viaggiato molto. Si sente legata a qualche luogo?
«Sembrerà strano ma il luogo più bello è casa mia. È il luogo del cuore».
Cresce l’apatia verso l’immobilismo dei governi sul fronte del cambiamento climatico, soprattutto tra i più giovani
Lo scetticismo dei giovani e una transizione troppo cara
A cura di Francesca Petrella – Ipsos

Il cambiamento climatico è un problema così grande che in molti pensano di non poter fare la differenza. È quanto emerge dall’indagine condotta da Ipsos in occasione della Giornata della Terra, che rivela un sentimento di impotenza e disillusione sempre più diffuso nei confronti della lotta alla crisi climatica. Secondo l’indagine, che ha coinvolto 33 Paesi, tra cui l’Italia, la fiducia nei piani governativi per affrontare il cambiamento climatico è in caduta libera dal 2022. Infatti, il 63% degli intervistati a livello globale e il 66% degli italiani ritiene che i propri governi dovrebbero fare di più per contrastare il cambiamento climatico.
I più scoraggiati appaiono essere i più giovani. Secondo l’indagine, un terzo dei giovani si sente inerme di fronte al cambiamento climatico, con i Millennials e i ragazzi della GenZ che ritengono sia ormai troppo tardi per agire – rispettivamente il 32% e il 30%.
A questa sensazione di impotenza si somma una scarsa comprensione di quali azioni individuali potrebbero avere un impatto maggiore sull’ambiente. Potremmo dire che il viaggio verso un mondo più verde può iniziare con un singolo passo, ma non tutti i passi sono uguali. Nonostante un miglioramento generale della consapevolezza, le persone continuano a fare errori nel valutare le azioni domestiche che hanno il maggiore impatto sulla riduzione delle emissioni di carbonio. Le persone tendono a sovrastimare l’efficacia di azioni a basso impatto, come il riciclo. Ad esempio, per molto tempo si è creduto che riciclare le bottiglie di plastica avesse un impatto molto grande, ma recenti studi e notizie hanno messo in dubbio la validità di questa convinzione.
L’allontanamento dai combustibili fossili è un altro tema critico confermato dalla ricerca Ipsos. I timori per il costo della vita nei Paesi sviluppati potrebbero ostacolare la transizione alle energie rinnovabili. Infatti, sebbene in molti vedano l’importanza di abbandonare i combustibili fossili per combattere la crisi climatica, le preoccupazioni più ampie in alcuni Paesi potrebbero rallentare la transizione. In media, in 33 Paesi, due su tre pensano che il passaggio alle energie rinnovabili avrà un impatto positivo sulla qualità dell’aria (65%), sulla natura (63%) e sulla lotta al cambiamento climatico (63%). Tuttavia, questo dato nasconde differenze di atteggiamento a livello nazionale. L’Italia ad esempio appare più scettica, con percentuali rispettivamente del 58%, 52% e 53%. Nonostante i tassi di inflazione siano in calo a livello globale, la convinzione che la transizione dai combustibili fossili possa avere un impatto negativo sul costo della vita rimane forte, con il 29% a livello globale, il 37% nei Paesi del G7, e punte del 47% in Germania e del 42% in Canada.
Per rendere la transizione più facile ed economica, l’indagine Ipsos suggerisce che incentivi finanziari e accesso alle informazioni potrebbero spingere le persone a fare di più per il clima. Queste sono le principali motivazioni sia a livello globale (39% e 37%), che in Italia (42% e 29%), seguite dal fatto di vedere direttamente le conseguenze di disastri ambientali nel proprio Paese (35% a livello globale e 27% in Italia).
La Giornata Mondiale della Terra è un momento di riflessione sulla nostra azione collettiva per affrontare la crisi climatica. La sensazione di impotenza può essere superata con una migliore comprensione delle azioni individuali che possono fare la differenza e con un impegno più forte da parte dei governi.
A giugno la prima missione sul Karakorum promossa dal Cai
Studiare la neve e i ghiacciai. Così si salva l’ambiente
di Egidio Scala

Un team di scienziati italo-pakistano studierà per la prima volta la neve e il ghiaccio del Karakorum – la sub catena montuosa a nord ovest dell’Himalaya – per indagare l’impatto del cambiamento climatico sulla regione. Ma non solo: gli esiti delle ricerche serviranno a preparare la futura missione Ice Memory sul ghiacciaio Godwin-Austen, ai piedi del K2. La conferma arriva in occasione della Giornata Mondiale della Terra – la più grande manifestazione ecologista del pianeta – dove cittadini e istituzioni si uniscono per promuoverne la salvaguardia dell’ambiente.
La spedizione – che partirà dall’Italia a metà giugno e durerà circa 40 giorni, con 10 giorni di attività di ricerca in campo – rientra nel progetto K2-70 di Club Alpino Italiano, dedicato alla celebrazione del 70° anniversario della prima salita del 1954. Il team opera all’interno di un progetto di ricerca internazionale riconosciuto dall’Unesco con un duplice obiettivo: raccogliere e conservare campioni di ghiaccio prelevati dai ghiacciai di tutto il mondo che potrebbero scomparire o ridursi moltissimo a causa del riscaldamento globale.
L’Italia è tra i capofila del progetto, sotto la guida del dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISP-CNR) e l’Università Cà Foscari Venezia, assieme alla Fondation Université Grenoble Alpes (FR). Per la prima volta delle alpiniste italiane e pakistane – Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim assieme alla dottoressa Lorenza Pratali, alpinista e ricercatrice dell’Istituto di Fisiologia del Cnr esperta in medicina di montagna – partiranno insieme per una spedizione destinata a lasciare un’impronta importante nella storia dell’alpinismo italiano, non solo per l’impresa sportiva ma il lascito che rappresentano il cuore di questo progetto, legato alla tutela dell’ambiente.
E in occasione di questo giubileo di platino il progetto del Cai desidera lasciare un’eredità importante perché celebrare la conquista del K2 significa anche ricordarne il valore scientifico. Nel 1954 Ardito Desio guidò, oltre agli alpinisti, un gruppo di ricerca sulla geografia, geologia e topografia dell’area. L’intento è studiare per la prima volta la neve e il ghiaccio di quella regione così cruciale per gli equilibri del subcontinente indiano e del mondo.
Da Angelina Jolie al principe William, 5 celebrities che lottano per l’ambiente
Una delle star più attive contro il cambiamento climatico è Leonardo DiCaprio

Il 2024 è considerato un anno cruciale per la rivoluzione nel segno del verde, a tutela dell’ambiente e per la salvaguardia del pianeta. Mentre si continuano a osservare i problemi e i danni dovuti al cambiamento climatico, si guarda a nuovi obiettivi nel settore, tra cui la completa decarbonizzazione fossile e la protezione della biodiversità e delle risorse naturali. Nella lotta contro inquinamento e climate change si sono schierati in prima linea anche alcuni personaggi famosi, il cui impegno serve non solo ad aumentare il loro consenso presso il pubblico, ma anche a portare un messaggio propositivo e costruttivo soprattutto alle nuove generazioni, che potrebbero sentirsi spronate a imitare i loro beniamini. In questo caso, si tratta di farsi sensibilizzare su cause importanti, a beneficio di tutti. Ecco 5 esempi tra i più noti.
Leonardo DiCaprio
L’indimenticabile protagonista di ‘Titanic’, ‘Prova a prendermi’, ‘Il lupo di Wall Street’ si spende da tempo per le tematiche ecologiche. Tra i vip è stato uno dei primi a combattere il riscaldamento globale dal 1998, quando ha fondato la Leonardo DiCaprio Foundation attiva anche su questo fronte. Nel 2014, poi, l’attore è stato nominato Messaggero di Pace dalle Nazioni Unite. DiCaprio è anche membro del consiglio direttivo del Natural Resources Defense Council e dell’organizzazione Pristine Seas, un progetto di ‘National Geographic’ per tutelare mari e oceani.
Angelina Jolie
Quando l’attrice ha lanciato la propria linea di moda, Atelier Jolie, ancora in fase di definizione, ha specificato di voler tenere in alta considerazione proprio la sostenibilità ambientale, attraverso il recupero e la personalizzazione di capi e accessori già usati, da riattualizzare. L’impegno di Angelina non si limita all’ambiente: la star è stata nominata Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati nel 2001 e finora ha condotto varie iniziative di promozione umanitaria.
Cate Blanchett
La diva di ‘Elizabeth’, ‘Il Signore degli Anelli’ e ‘Blue Jasmine’ nel 2006 ha preso parte al Climate Reality Project dell’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore e nel 2007 è diventata ambasciatrice dell’organizzazione ambientalista Australian Conservation Foundation. Blanchett, inoltre, supporta SolarAid, ente a scopo benefico che vuole portare energia solare nelle case delle famiglie africane attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici. Durante la Mostra del Cinema di Venezia del 2020, in veste di presidente di giuria, Cate, sul red carpet, ha sfoggiato solo abiti pre-loved, cioè già indossati in altre occasioni.
Natalie Portman
La celebre attrice di film famosi come ‘Léon’, ‘Il cigno nero’ e ‘Avengers: Endgame’ ha dichiarato di seguire una dieta a base vegetale perché è la più sostenibile e compra per lo più abiti di seconda mano per evitare sprechi e favorire l’economia circolare. La Portman è stata anche chiamata a fare da relatrice presso gli uffici dell’UNESCO a Parigi per annunciare i risultati del recente piano di sostenibilità del colosso del lusso LVMH, che punta a rafforzare le componenti green con i suoi marchi di abbigliamento, di cosmetici e di gioielli.
Il principe William
Fin da quando l’erede al trono inglese ha cominciato a occuparsi sempre di più dei doveri istituzionali, il principe di Galles ha mostrato grande attenzione all’ambiente. Nel 2020 il reale Windsor ha lanciato l’Earthshot Prize, un riconoscimento che sprona a trovare nell’arco di un decennio, 50 idee che puntano a fare qualcosa per il bene del pianeta. Il premio, fino al 2030, sarà assegnato ogni anno a cinque innovatori che riceveranno ciascuno 1 milione di sterline per proseguire nelle loro ricerche e attività ecologiche e innovative.
Playlist ambientalista, 10 canzoni da conoscere assolutamente
Alcuni brani di successo sono diventati simboli della lotta ecologica

Nella storia della musica e della discografia ci sono davvero molte canzoni che hanno abbracciato temi ambientalisti, a vario titolo e in epoche diverse. Di seguito sono indicate 10 canzoni scelte tra tutte quelle che gli artisti hanno composto o interpretato per sensibilizzare sulla crisi climatica e spronare le varie generazioni ad assumersi le proprie responsabilità individuali e collettive con piccoli gesti quotidiani.
‘Mother Nature’s Son’ (1968)
Il celebre brano dei Beatles fu composto, in particolare, da Paul McCartney, che anche successivamente ha mostrato il suo interesse ambientalista. Un elogio alla vita rurale e alle meraviglie della natura.
‘Hungry Planet’ (1970)
‘Pianeta affamato’. Il titolo della canzone dei Birds descriveva già perfettamente quello che stiamo vedendo oggi, un mondo ormai depredato dalle risorse naturali tra selvagge deforestazioni, aria carica di veleni e azioni irresponsabili e irrispettose degli esseri umani.
‘Il ragazzo della via Gluck’ (1966)
Quando Adriano Celentano ha presentato il famoso brano a Sanremo, è stato stroncato. Ma la canzone è diventata molto famosa e, ancora oggi, sentendola, si avverte tutta la nostalgia di quei posti che, “tra catrame e cemento”, sono stati completamente stravolti e deturpati.
‘Five Years’ (1972)
In un’intervista David Bowie aveva spiegato il brano andrebbe interpretato come una sorta di racconto apocalittico. Il protagonista, Ziggy Stardust, figura iconica nelle narrazioni musicali di Bowie e suo alter ego, si ritrova in un mondo in declino e in cui scarseggiava l’energia elettrica necessaria a suonare. La mancanza di risorse ha portato alla fine imminente della civiltà.
‘What I’ve done’ (2019)
La canzone dei Linkin Park induce a una riflessione profonda sulle azioni e sulle loro conseguenze. Il videoclip, in particolare, mostra tutti gli effetti nocivi sulla Terra e contro i suoi stessi simili, attuati per mano dell’uomo: inquinamento, cambiamento climatico, alberi abbattuti, prati sterminati, bracconaggio oltre a guerre, violenze, divari socio-culturali.
‘Earth Song’ (1995)
Una canzone dedicata alla Terra, devastata dall’impatto dell’uomo, e alla natura che fa fatica a fronteggiarlo. Michael Jackson ricorda che gli esseri umani hanno ricevuto un dono celeste e che hanno il dovere di ascoltare la voce del Pianeta prima di lasciarlo alle generazioni future.
‘La vita vale’ (2002)
“Mi han detto che per tenere alti i consumi/è necessario far morire i fiumi”, canta Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti. “Ho letto che le marche dei diamanti/han provocato guerre devastanti”. L’artista toscano è un grande amante della natura e della vita e del movimento all’aria aperta e anche con la festa sulle spiagge del Jova Beach Club si era posto diversi obiettivi di sostenibilità. Lo ha ricordato a chi lo accusava di fare danni con i concerti organizzati lungo le coste.
‘Elegy for the Arctic’ (2016)
Il compositore Ludovico Einaudi lo ha eseguito al pianoforte, realizzando un’emozionante performance al largo del ghiacciaio Wahlenbergbreen, alle Isole Svalbard. Einaudi era arrivato sul ghiacciaio a bordo della nave Arctic Sunrise di Greenpeace unendosi all’appello sottoscritto da quasi 8 milioni di persone che chiedevano di tutelare il Polo Artico dallo sfruttamento e dai cambiamenti climatici.
‘Picnic all’inferno’ (2019)
In anni recenti Piero Pelù ha realizzato questo singolo, che ha anticipato l’album ‘Pugili fragili’, inventandosi un particolare duetto con l’attivista svedese Greta Thunberg. Nel brano, infatti, i versi cantanti dall’artista sono mixati ad alcune parti di un discorso tenuto da Greta – che Perù chiama “piccola guerriera scesa dalla luna” – a Katowice, in Polonia, nel 2018.
‘Terra’ (2022)
Per la band torinese Eugenio in Via di Gioia, giustamente, non si può più aspettare: bisogna agire subito e intraprendere una nuova direzione dell’umanità nel rispetto della natura e del pianeta. “Noi stessi siamo terra, il nostro corpo è costituito degli elementi del pianeta, dalla sua stessa aria, dalla sua stessa acqua”, hanno spiegato i membri del gruppo, presentando ‘Terra’. E ci hanno ricordato: “Distruggendo il pianeta distruggiamo anche noi stessi”.