Un futuro senza plastica. È la scommessa del pianeta
L’obiettivo: ridurre la produzione del 60% entro il 2040
di Loredana Del Ninno
Garantire un futuro senza plastica alle prossime generazioni. È il traguardo rilanciato dalla 54edizione della Giornata Mondiale della Terra, che si celebra oggi, sintetizzato dallo slogan Planet vs Plastic, il pianeta contro la plastica. L’intento è porre fine alla diffusione massiva di questo elemento, dannoso per l’ambiente e la salute, puntando alla riduzione del 60 per cento della produzione entro il 2040: 60 x 40 si pone appunto come la formula ’magica’ della Giornata Mondiale dedicata al pianeta.
Un’urgenza non più rinviabile, dettata dai numeri allarmanti, riportati su Earth Day, il sito internazionale della manifestazione. Primo fra tutti, il dato mondiale sulla produzione della plastica, che si attesta a più di 380 milioni di tonnellate l’anno ed è cresciuto esponenzialmente. Basti pensare che nell’ultimo decennio è stata generata più plastica che nell’intero XX secolo. Qualche altro indicatore? Più di 500 miliardi di sacchetti – cioè un milione di pezzi al minuto – sono stati prodotti globalmente nel 2023 e 100 miliardi di contenitori per bevande sono stati venduti lo scorso anno soltanto negli Stati Uniti.
Insomma c’è di che preoccuparsi, considerando che la plastica è un materiale praticamente indistruttibile, che si riduce in piccoli pezzi, detti microplastiche, potenzialmente tossici per il cibo, l’acqua e l’aria.
Oggi è più che mai necessario modificare le abitudini quotidiane. Occorre sensibilizzare i cittadini di tutte le età sui danni causati dalla plastica alla salute umana, animale e alla biodiversità, invocando maggiori ricerche sull’argomento e rendendo pubbliche tutte le informazioni attualmente disponibili. Altra direttiva degli ecologisti, eliminare le plastiche monouso entro il 2030, caldeggiando che le Nazioni Unite arrivino ad un trattato comune sulla plastica e sul suo utilizzo. Gli attivisti invocano anche la fine della fast fashion nel mondo, la più grande produttrice di plastica che finisce con l’inquinare il terreno e le acque.
Serve inoltre investire nella ricerca di tecnologie e soluzioni innovative, per accumulare sempre meno plastica nel suolo, nei mari e nell’aria che respiriamo. Sull’onda di tali esortazioni, l’onda blu dei volontari di Plastic Free Onlus, impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica, sono entrati in azione nel week end appena concluso con iniziative di sensibilizzazione in tutta Italia, passando per la Spagna e le Canarie, Mumbai in India e in Africa con Tanzania, Senegal e Malawi.
EcoTok: alla Gen Z piace la moda social, sostenibile e di seconda mano
Su TikTok gli under 30 cercano offerte e contenuti green all’insegna del riciclo e del risparmio
Da tempo l’industria della moda – uno dei settori produttivi più inquinanti – sta cercando di correre ai ripari modificando alcune sue abitudini e lavorazioni, a partire dalla scelta dei materiali usati per realizzare capi e accessori.
Tendenza Ecotok
Dall’haute couture al fast fashion, l’imperativo è reinventarsi e mostrare ai consumatori un approccio meno dannoso per l’ambiente e più sostenibile. In particolare aziende e marchi puntano a conquistare la Generazione Z o Gen Z. I nati tra la metà degli anni ’90 e il 2010 circa sono particolarmente attratti da offerte e contenuti green sui social al punto che si è affermata una nuova tendenza, EcoTok, a partire dall’omonimo hashtag diffuso, in particolare, sulla piattaforma cinese TikTok.
Punti di forza
TikTok, attualmente, ha superato Instagram e YouTube per numero di utenti attivi e loro coinvolgimento a livello mensile, ma anche per video scaricati, come hanno evidenziato studi recenti come quello della società di analisi Sensor Tower. I nuovi trend fashion su TikTok si diffondono rapidamente proprio grazie a filmati molto brevi e facilmente condivisibili. Questo modello di comunicazione permette agli utenti di intercettare quali sono abiti e altri aspetti dell’abbigliamento e del look che vanno più forte diventare, a loro volta, dei trendsetter.
TikTok, dunque, crea un senso di comunità tra gli utenti, che non sono solo spettatori ma potenziali influencer attivi di stili e mode. La piattaforma, oltre a consentire di tenersi informati sul mercato e sulle sue evoluzioni, permette anche di fruire di offerte e raccomandazioni controllando le recensioni degli altri utenti e potendo così avere dettagli ulteriori ed evitare eventuali truffe.
Moda circolare
Su TikTok la moda sostenibile sta guadagnando terreno. Si tratta di un comparto basato su una produzione etica, attenta all’impatto ambientale e sociale. Per quanto riguarda il primo fronte, sono incoraggiate pratiche come il riciclo, il riuso, il baratto, l’utilizzo di tessuti bio certificati e di processi industriali poco inquinanti, con un uso ridotto, per esempio, di acqua e di energia elettrica e una forte riduzione degli sprechi. Relativamente al secondo aspetto, si fa riferimento a caratteristiche come la filiera trasparente e a corto raggio, a equi compensi, alla sicurezza sul lavoro, alla valorizzazione dell’artigianato locale e al commercio equo solidale.
Sempre più popolari, su TikTok, sono anche gli acquisti di abbigliamento di seconda mano, incentivati dallo sviluppo di app come Vinted e Wallapop, anche per la riscoperta del vintage legato a epoche dei nonni e degli zii, personalizzato e attualizzato in chiave contemporanea. La conseguenza di tutto ciò è una moda di tipo circolare, più sostenibile, più etica e più responsabile, che evita di distruggere e danneggiare risorse utili e preziose, ma cerca di recuperarle e rigenerare prodotti e rifiuti dando vita a qualcosa che, anche per questo, ha un valore maggiore.
Ecco come le patate bollite si trasformano in pile elettriche ecologiche
La scoperta è stata fatta da alcuni ricercatori di Gerusalemme che hanno usato questo ortaggio anche perché è diffuso ovunque e dura a lungo
Quando si pensa alle patate, la prima cosa che viene in mente è come prepararle e soprattutto come gustarle, dato che sono un alimento ghiotto. Quelle fritte o al forno sono sempre molto richieste, così come le crocchette e il purè. Ma anche le patate lesse hanno un loro perché… E adesso non più solo in cucina. Infatti qualche tempo fa dei ricercatori della Hebrew University di Gerusalemme hanno scoperto che, utilizzando i tuberi bolliti, con i giusti accorgimenti si potrebbero ricavare delle batterie elettriche a basso impatto ambientale, 6 volte più ecologiche di una lampada di cherosene e 50 volte più economiche delle pile industriali comunemente disponibili in commercio.
Batteria elettrica naturale
Quello che hanno notato gli studiosi israeliani, guidati dal professor Haim Rabinowitch, è che una patata bollita per otto minuti può fungere da batteria producendo dieci volte la potenza di una patata cruda. Si taglia il tubero e se ne ricavano piccole unità, ciascuna pari all’incirca un quarto dell’intero. Ogni pezzo così ottenuto viene agganciato, tramite morsetti a coccodrillo, da una parte a un catodo di rame e dall’altra a un anodo di zinco connessi da un filo trasportati dalle pinzette. Il liquido salino contenuto nella patata agisce come una soluzione elettrolitica e consente il flusso degli elettroni che, spostandosi dal catodo verso l’anodo, producono elettricità. Il tubero viene lessato dal momento che la bollitura, spezzando la resistenza intrinseca della polpa densa, fa in modo che gli elettroni possano fluire più liberamente, aumentando significativamente la produzione complessiva di energia elettrica. Tagliare la patata in quattro o cinque pezzi – hanno scoperto sempre i ricercatori – la rendeva una pila vegetale e alternativa ancora più efficiente.
I vantaggi
Il professor Rabinowitch e il suo team di scienziati volevano dimostrare che un sistema del genere potrebbe essere utilizzato per fornire illuminazione a LED ad ambienti come delle comuni stanze domestiche per fino a 40 giorni. Spendendo un decimo di quando costa una batteria AA tipica, una patata lessa così potrebbe fornire energia per cellulari e altri dispositivi elettronici personali nelle regioni povere, sottosviluppate e remote senza accesso a una rete elettrica.
“Le patate sono state scelte a fronte della loro reperibilità praticamente ovunque, compresi i Tropici e le aree sub-tropicali”, ha detto Rabinowitch. “Sono la quarta coltura alimentare più abbondante al mondo”. Questo ortaggio è ricco di amidi e acido fosforico, ma sono solo: può essere conservato per mesi e non attira insetti come farebbero altri tuberi, verdure e frutti.
Gli ostacoli
Alcuni reporter della BBC hanno seguito gli studi del team di Gerusalemme e hanno visto che i ricercatori, successivamente, hanno incontrato vari ostacoli per lo sviluppo della loro scoperta. I sistemi energetici basati su alimenti, infatti, possono essere sostenibili solo finché non intaccano l’approvvigionamento alimentare necessario in regioni come quelle dell’Africa e dell’India, che vivono spesso condizioni di forte povertà. Inoltre tali iniziative non dovrebbero essere a carico di agricoltori locali, ma sostenute da altri investitori. Tuttavia il progresso tecnologico in questi campi è orientato da tempo verso altre forme di energia alternativa e sostenibile come quella solare e quella eolica.